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STAVISKY IL GRANDE TRUFFATORE
(STAVISKY)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 20 novembre 1974
 
di Alain Resnais, con Jean-Paul Belmondo, François Périer, Anny Duperey, Charles Boyer, Claude Rich, Gigi Ballista, Michael Lonsdale, Gérard Depardieu (Francia, 1974)
Che il passante non si lasci trarre in inganno: STAVISKY non è un film "con Belmondo", tanto meno su "un gran truffatore" (come i soliti traduttori hanno aggiunto al titolo italiano), è un film di Alain Resnais. Al quale, è sicuro, non interessava fare un film su un personaggio: ma sulla meccanica che governa anche quel personaggio. Sull'ambiente che lo crea e lo distrugge, sulle motivazioni di quell'ambiente. Sull'epoca nel quale questo personaggio è vissuto, e che ha in comune con la nostra, e con qualsiasi altra, un carattere ben definito: la sudditanza alla politica, una certa politica, dalla quale tutto dipende. E' al gioco sottile di questa politica che Resnais ha dedicato il gioco altrettanto sottile, ma quanto più nobile del suo stile inimitabile. Ed il dramma dell'opera, la manipolazione delle idee, dell'opinione pubblica da parte della casta politica, Resnais lo amplifica nel frazionamento progressivo e perfetto con il quale egli interviene sulla realtà, abolendo il tempo (ricordate HIROSHIMA MON AMOUR?) come fattore di distacco, di oblio. Ma piegandolo, al contrario, a costituire un elemento probante, eterno.

Le splendide immagini di Resnais sono delle illustrazioni, è stato giustamente detto, da rotocalco d'epoca. Dietro a queste immagini ed alla loro apparente futilità, gli echi drammatici di un'epoca minata dalla catastrofe: Mussolini, la guerra di Spagna, il nazismo. E, soprattutto, le immagini, geniali nella loro fugacità, del passaggio di Trosky in Francia.Tutto il significato dell'opera potrebbe essere riassunto in questo contrappunto straordinario: lo schizzo folgorante di uno dei grandi drammi del secolo dietro ad un altro dramma, quello di Stavisky, ben più banale se preso per sè stesso. Ma altrettanto eterno e profondo, se esaminato alla luce delle motivazioni che lo provocano e lo governano.

STAVISKY è un film che rivela un distacco fra l'opera e l'autore forse unico nel cinema contemporaneo. La freddezza, il calcolo mentale rappresenta il pericolo nel quale una simile concezione arrischia di cadere. Ed è la sensazione che può anche frenare l'entusiasmo, o la partecipazione, dello spettatore. Ma è proprio in questo distacco, in questo potere di tagliare il cordone ombelicale e di creare un oggetto isolato, perfetto come un brillante dalle molte facce e dalle molte verità, che sta l'arte, talvolta glaciale nella sua perfezione, di Alain Resnais.


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